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Cervello: ricordiamo i sogni grazie alla neurochimica

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I sogni hanno affascinato da sempre sia scienziati, letterati e filosofi, ciascuno alla ricerca del perché sogniamo. Con Sigmunfd Freud il sogno diventa la porta privilegiata aper accedere all’inconscio, dove sono sedimentati i conflitti dell’infanzia che si ripropongono nell’età adulta. Per gli scrittori invece il sogno rappresenta la possibilità per la mente di vagare in altrove fatantastici, di costruire mondi esplorabili solo con la fantasia. La spiegazione magari meno romantica che sottintende alla capacità di sognare, ci deriva però dalla scienza. Un gruppo di  ricercatori dell’Università di Roma La Sapienza, dell’IRCCS Santa Lucia e dell’Università dell’Aquila ha dimostrato che la dopamina gioca un ruolo fondamentale riguardo all’esperienza onirica. I ricercatori hanno preso in esame 27 pazienti affetti dal morbo di Parkinson in quanto chi è affetto da questa patologia ha una carenza di dopamina che viene supplita attraverso l’assunzione di farmaci. In sostanza è emerso che alla base del ricordo dei sogni che a volte ci sembrano dei veri e propri film di cui noi siamo registi inconsapevoli, vi sia un preciso meccanismo neurochimico. In effetti i farmaci dopaminergici assunti, aumentavano il nitore dei ricordi dei sogni stessi da parte dei pazienti. Grazie alle tecniche di neuroimmagine è stato messo in evidenza che sono due le strutture cerebrali dopaminergiche che svolgono un ruolo fondamentale per quanto riguarda l’attività onirica: la corteccia prefrontale mediale e l’amigdala.

 

Insomma vi è la neurochimica alla base della vividezza o meno con la quale ricordiamo i nostri sogni. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Human Brain Mapping.

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