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Fecondazione assistita, coppie sempre più anziane e pagano di tasca propria

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Stando allo studio condotto dal Censis “Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in Pma (Procreazione medicalmente assistita)” in collaborazione con la Fondazione Ibsa, emerge il profilo delle coppie che ricorrono alla fecondazione medicalmente assistita (Pma). In particolare questi risultati sono emersi da 361 coppie seguite da 23 centri per il trattamento dell’infertilità. Intanto la media per gli uomini passa dai 37,7 anni del 2008 ai 39,8 anni del 2016, quella della donna da 35,3 a 36,7 anni. Entrambi i partner hanno un  titolo di studio più elevato e e anche una condizione professionale più consolidata. Mediamente prima di far ricorso ricorso al primo centro di procreazione assistita trascorre poco più di un anno (12,7 mesi). Per le coppie meno istruite il percorso è ancora più lungo: 19,2 mesi. Solo al 55% delle coppie viene riconosciuta una condizione clinica specifica quale causa dell’infertilità. Riguardo ai costi (per le coppie che hanno speso tutto di tasca propria) la spesa si aggira in media intorno ai 4 mila euro (4.200 euro al Nord, 5.200 al Centro, 2.900 al Sud. Inoltre riguardo ai tempi di attesa attesa per accedere ai trattamenti il quadro si presenta piuttosto variegato: il 33% delle coppie in media ha atteso meno di 3 mesi prima di iniziare la terapia (si arriva al 49% nel caso delle coppie che si sono rivolte a centri privati), il 26% ha aspettato tra i 3 e i 6 mesi (si arriva al 41% nel caso di pazienti in cura presso strutture private convenzionate), il 24% ha iniziato i trattamenti dopo 6-11 mesi (si arriva al 32% tra le coppie in cura presso centri pubblici). Ci sono anche le coppie, il 17%, che ha atteso un anno e oltre prima di avere accesso ai trattamenti e la percentuale in particolare risulta più alta arrivando al 29% tra chi si è rivolto al pubblico. D’altronde dato che l’accesso alla procreazione medicalmente assistita prevista dalla legge 40 del 2004 è molto difficile, le coppie si rivolgono a strutture private pagando anche tremila-cinquemila euro per un trattamento, oppure c’è chi prova ad andare all’estero in una sorta di viaggio della speranza, ed ancora c’è chi utilizza internet. In rete pullulano siti e forum relativi a banche del seme on-line.

 

D’altronde vi è anche da sottolineare che, nonostante le rassicurazioni che fece il ministro della Salute Beatrice Lorenzin all’epoca (nel 2014) la fecondazione eterologa non rientra nei Lea, ovvero nei livelli essenziali di assistenza che devono essere forniti ai cittadini.

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