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APE prestito pensionistico

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Prestiti

Come funziona l’APE prestito pensionistico: gli interventi per effettuare il cosiddetto ”scivolo pensionistico” consistono nell’Ape Social e nella quota 41, i cui benefici potranno essere richiesti dai soggetti abilitati a partire dal 1° maggio 2017 con termine posto al 31 dicembre 2018. Si tratta di un progetto di tipo sperimentale come è stato anche confermato da vari esponenti del Governo e riguarda le persone che hanno raggiunto 63 anni di età ed a cui non manca più di 3 anni e 7 mesi dal diritto relativo al pensionamento di vecchiaia collegati al regime obbligatorio.

I lavoratori che risponderanno ai requisiti fondamentali che verranno stabiliti dai decreti entro breve tempo potranno quindi avere la possibilità di ritirarsi in anticipo per andare in pensione.

Le misure includeranno i lavoratori dipendenti sia del settore privato che del settore pubblico, i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali come artigiani, coltivatori diretti e commercianti e quelli iscritti presso la Gestione Separata dell’INPS.

Ad essere esclusi da questi interventi rimangono i lavoratori autonomi iscritti alle casse professionali.

Come verrà effettuato l” APE prestito pensionistico

L’operazione prevista dal governo sarà realizzata attraverso due metodi distinti tra loro:

  1. Il primo si chiama Ape Volontario, che viene messo in atto attraverso veri e propri prestiti bancari emessi da istituti di credito e società di assicurazioni che vengono però erogati dal mittente INPS.

Il piano di rimborso di questi prestiti dovrà poi essere effettuato attraverso il pagamento di rate costanti che verranno detratte direttamente dal cedolino pensione, dall’importo costante nel tempo per i venti anni successivi e che includeranno capitale più interessi.

  1. Il secondo strumento che potrà essere utilizzato dai soggetti che ne potranno fare richiesta è il cosiddetto Ape Social, che consiste in un erogazione da parte dello Stato di un sussidio nei confronti dei soggetti che rispettano i requisiti previsti nella normativa.

Si parla in questo caso di una prestazione economica che non riguarda banche o società terze ma che viene corrisposta in maniera diretta dall’Istituto Previdenziale ed è quindi un sussidio pubblico a tutti gli effetti, a differenza del primo che rappresenta un accordo tra istituzioni pubbliche, rappresentanti di categoria e ABI.

Nel caso dell’Ape Social il soggetto usufruitore non subirà alcun effetto negativo sulla pensione che riceverà successivamente, mentre attraverso l’Ape Volontario i pensionati saranno obbligati a vedersi ridotta la pensione a seconda dell’anticipo che era stato richiesto in precedenza.

La differenza tra le due forme di sostegno non si ferma solo al tipo di erogazione ma anche ai soggetti verso cui è rivolta: nel caso dell’Ape Social ci troviamo di fronte a un provvedimento di tipo selettivo e che si rivolge a quattro categorie precise di lavoratori stabilite dalle norme vigenti.

In questo caso è inoltre presente un tetto massimo di importo erogabile mensile che corrisponde a 1.500 euro.

L’Ape Volontario è invece rivolto ad una platea più allargata di persone che rispettano requisiti e risponde a criteri non di finalità pubblica ma di leggi di mercato.

Qual è la platea che può usufruire dell’Ape Social

Il numero di soggetti che possono richiedere l’Ape Social è minore rispetto a quello dell’Ape Volontario a causa dei numerosi vincoli e requisiti stringenti che lo regolamentano.

Innanzitutto c’è la necessità di avere in proprio possesso un requisito di versamenti contributivi con un periodo minimo di 30 o di 36 anni, un periodo più lungo rispetto ai 20 anni che vengono chiesti per l’ottenimento dell’Ape Volontario.

Nell’Ape Social viene anche applicato un regime di incompatibilità attraverso l’impiego in attività di qualsiasi tipologia oppure la fruizione di forme di sostegno al reddito.

Un aspetto negativo dell’Ape Volontario è tuttavia quello del rischio che l’istituto o la società a cui ci si rivolge per il prestito rifiuti la domanda: si tratta di un’eventualità negativa concreta dal momento che si tratta di un’operazione di mercato e non di una prestazione assistenziale pubblica.

Il rifiuto da parte dell’Istituto di credito o assicurativo a cui ci si rivolge per l’Ape Volontario può esserci nel caso in cui il soggetto risulti cattivo pagatore, protestato, soggetto a pignoramenti o vecchi debiti non ripagati o in corso.

E’ anche su questo punto che i sindacati coinvolti nella trattativa hanno fatto molta pressione nei confronti del Governo, chiedendo allo stesso di intervenire in questo senso per diminuire il grado di incertezza che viene causato da questo processo non sicuro.

Il prestito pensionistico Ape Volontario, se ottenuto, consente di usufruire di tassi di prestito agevolati rispetto a quelli di mercato grazie all’accordo raggiunto tra lo Stato e i rappresentanti del mondo bancario. Si tratta di un buon accordo che riguarda pur sempre un finanziamento che ha una durata di 20 anni da rimborsare in 260 rate mensili.

Inoltre alcuni consiglieri economici dell’Esecutivo hanno anche ocnfermato che è ancora in lavorazione il progetto di realizzazione della piattaforma informatica che dovrà gestire tutte le pratiche e le richieste, da accettare o da già avviate.

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