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Tripofobia, uno studio dice da dove deriva

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Tripofobia

Anche se non è ancora entrata di diritto tra le fobie riconosciute, si discute a lungo sulle perplessità di molti sulla vera origine di questa paura: è reale o solo frutto di una montatura del web? È la tripofobia, la paura dei buchi, di cui è possibile sapere tutto leggendo l’interessante articolo del portale AlMeglio.it. Qualche mese fa uno studio inglese ha offerto importanti risposte sull’origine di questa particolare paure.

Da dove nasce la paura dei buchi

La tripofobia è una patologia che colpisce più persone di quante se ne potrebbe pensare. A generare uno stato di paura e ansia è la visione di immagini che rappresentano raggruppamenti di fori, l’esempio principe in questo caso è quello di un normalissimo alveare. Secondo una recente ricerca condotta da studiosi inglesi, si tratta nel dettaglio di psicologi dell’Università del Kent, nel Regno Unito, a generare questa fobia è una profonda avversione che il soggetto nutre nei confronti di parassiti e malattie infettive. Questa patologia è nota anche come “fobia dei pattern ripetitivi”.

Una malattia non riconosciuta dalla scienza

La paura dei pattern ripetitivi, generalizzata con il nome più comune di tripofobia, non ha un vero e proprio riconoscimento scientifico perché non è riportata in quello che viene considerato il testo di riferimento delle patologie fobiche: il manuale “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” dell’American Psychological Association. Qui, infatti, sfogliando le pagine è possibile imbattersi in tutte quelle che sono le fobie ufficialmente riconosciute dalla scienza. Nonostante tutto questa paura apparentemente immotivata dei raggruppamenti di fori è davvero molto diffusa e l’avvento del web ha favorito la diffusione della consapevolezza della sua esistenza, facendo sì che molti soggetti affetti da tripofobia ne venissero finalmente a conoscenza, attribuendo una ragione a un malessere apparentemente inspiegabile.

I sintomi da non sottovalutare

Come capire se si è affetti da questo fastidioso disturbo? Nella maggior parte dei casi i sintomi si manifestano in maniera molto simile. Brividipelle d’ocanauseavomito, veri e propri attacchi di panicosudoreprurito. Questi, nella maggior parte dei casi, sono gli effetti che genera la visione di immagini che riflettono buchi e non solo. Nei casi più estremi, infatti, lo stato di agitazione e ansia è generato anche dalla vista di bolle, come quelle di un banale bagnoschiuma, o della schiuma stessa, composta da minuscole bollicine.

Cambiano i temi e le paure

La tripofobia non è l’unica paura a non comparire nell’apposita Bibbia. Tempi nuovi, paure nuove si potrebbe in un certo senso affermare. Nella vita di tutti i giorni sono entrati con prepotenza oggetti dai quali siamo diventato quasi dipendenti, come smartphonetablet  e computer. Il loro utilizzo costante e continuato ha generato una serie di nuove fobie che spesso sono legate alla possibilità di ritrovarsi senza l’accesso a questi oggetti o alla rete web. Potrebbe far sorridere se in alcuni soggetti non generasse veri e propri stati di ansia e paura. Tra le principali paure di nuova generazione c’è la “nomofobia”: si tratta del timore immotivato o reale di trovarsi in situazioni in cui non si disponga di rete mobile, connessione dati o batteria del cellulare o del computer carica. Un fenomeno che è già finito sotto la lente dei ricercatori inglesi. Lo studio ha rilevato che circa il 58% degli uomini e il 48% delle donne sottoposte all’osservazione ha dimostrato di essere incline a mostrare uno stato ansioso quando scopre di avere il cellulare scarico o si accorge di non avere connessione a internet.

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