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Addio al Petisso Pesaola, un napoletano nato all’estero

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Bruno Pesaola Napoli calcio
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Bruno Pesaola Napoli calcio

Il 29 maggio 2015 si è spento Bruno Pesaola, un calciatore ed un allenatore che ha fatto la storia del calcio italiano ma soprattutto napoletano. Approdò in Italia nel 1947 alla Roma, dove si fece apprezzare per le sue doti tecniche e caratteriali. Un vero leone in campo, ma sapeva abbinare ad una grande aggressività un’eccellente tecnica. Ala sinistra, era molto veloce, ottimo dribbling e pennellava cross millimetrici che fecero la felicità di molti attaccanti che giocavano con lui. Dopo la Roma approdò a Novara in seguito ad un brutto infortunio, poi l’arrivo a Napoli dove vi rimase dal 1952 al 1960, totalizzando 240 presenze e 27 gol. Chiuse la carriera prima al Genoa e poi alla Scafatese.

Si riciclò quindi come allenatore. Si sedette su diverse panchine, ma le esperienze più importanti furono a Napoli e a Firenze. Per ben quattro volte fu allenatore del Napoli, col quale conquistò una storica coppa Italia quando gli azzurri giocavano in serie B. Con la Fiorentina vinse un altrettanto storico scudetto. Quando smise di allenare il Petisso (il Piccoletto) si stabilì a Napoli, città con cui sviluppò un rapporto di amore viscerale. Lui stesso di definì un “napoletano nato all’estero”. Parlava spesso e volentieri di Napoli anche quando lavorava in altre città, cosa che non era sempre gradita.

Gli aneddoti soprattutto sulla sua carriera di allenatore erano infiniti. Fumava più sigarette di Zeman, e passò alla storia il suo mitico cappotto color cammello portafortuna che non toglieva neanche nelle giornate più calde di primavera. Tatticamente era un mago, leggeva benissimo le partite, ma soprattutto sapeva frastornare gli avversari con le sue alchimie più simili a quelli di un illusionista che di un allenatore. Si racconta che, davanti a tutti, con una mano faceva segno alla squadra di salire. In realtà con l’altra mano diceva alla squadra di retrocedere. I suoi uomini conoscevano questo marchingegno, ma gli avversari no e andavano in confusione.

Un altro aneddoto racconta che Pesaola era solito avvicinare un giocatore durante la partita per dirgli: “Non devo dirti un c…o, continua così che stai giocando bene. Ma se gli altri vedono che ti sto parlando pensano che ti sto dando indicazioni tattiche, tu continua a fare quello che stai facendo”. Amava le difese forti e giocare in contropiede, e anche la sua scomparsa ha preso tutto il popolo napoletano in contropiede. Dedichiamo l’ultimo saluto commosso al grande Pesaola con un commiato dedicatogli dalla curva B nel suo stadio San Paolo: “Sei il calcio che mi hanno raccontato, quello di mio padre che io ascoltavo incantato, parlava di uomini e maglie e di epiche battaglie, ti ritroverò ogni mattino nei miei sogni da bambino. Addio Petisso”.

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