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La proposta choc del sindaco di Venezia: vendita opere d’arte per risanare il debito

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Klimt
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Ha suscitato molte polemiche la proposìa di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia di risanare i debiti del comune con la vendita di alcune opere d’arte. I due capolavori che verrebbero messi all’asta per ripianare il debito per oltre 60 mlioni di euro relativi al Piano di Stablità di 2015, sono opere di Klimt e Chagall conservate al museo di Ca’ di Pesaro. Inoltre vi anderebbero aggiunte anche opere dei Musei Civici per un valore complessivo di 400mila euro. Le due opere in questione che il sindaco vorrebbe mettere all’asta sono entrambe dei capolavori: la “Giuditta II” dui Klimt, dipinto nel 1909 e acquistato per la Galleria Nazionale Moderna di Ca’ Pesaro ed “Il rabbino di Vitebsk” dipinto da Chagall nel 1922. Così si è espresso il sindaco in proposito: “Non è stata decisaalcuna cessione di opere d’arte di pregio. Sarà necessario procedere ad una verifica attenta e puntuale del patrimonio a disposizione, ma al momento non esiste alcun elenco. La situazione di bilancio di Venezia è nota a tutti. In mancanza di altre risorse, la necessaria salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d’arte cedibili perché non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città“. La proposta del sindaco ha diviso due critici d’arte molto noti: Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi. Per il primo sarebbe assurdo provare a sanare i buchi del bilancio vendendo opere dei musei e lo sarebbe anche a livello contabile. Ed ancora:” Il sindaco e anche Renzi, se davvero gli ha dato una sorta di placet preventivo, dovrebbero inoltre fare un corso di diritto amministrativo, perché non è possibile utilizzare una voce del conto capitale, come le opere d’arte possedute dai Musei Civici, per “sanare” i buchi di spesa corrente. Al massimo, con quei soldi, Brugnaro potrebbe costruire una scuola, o un ospedale“. Di diverso avviso Vittorio Sgarbi che invece ritiene che l’idea, sebbene a prima vista potrebbe sembrare un’idiozia, in realtà è geniale perché il critico d’arte ha sempre ritenuto una sciocchezza vendere le opere dei depositi dei musei: “non solo per il loro valore limitato, ma perché sono generalmente espressione di artisti del territorio, con una preciso legame con la loro città.

 

Dipinti come la “Giuditta II” di Klimt non hanno alcun legame diretto con Venezia. Ho però seri dubbi che il Ministero consentirà l’esportazione“.

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