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Come funziona l’app di Tinder: belli con i belli, brutti con i brutti

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Tinder

Tinder è la popolare app per appuntamenti utilizzata sui dispositivi mobili con i sistemi operativi Android e iOS. L’applicazione lanciata nel 2012 conta già quasi 10 milioni di iscritti. Tuttavia se siamo in cerca dell’anima gemella o semplicemente di un incontro fugace faremmo bene prima a guardarci allo specchio per valutare quali reali chance abbiamo nel dating. Questo perché l’applicazione funziona in base a un preciso algoritmo che tende a facilitare gli incontri tra persone che abbiano più o meno lo stesso livello estetico, per cui i belli andranno con i belli e lo stesso dicasi per i brutti. A spiegare il funzionamento nello specifico di questo algoritmo chiamato Elo, è Austin Carr, giornalista di Fast Company. In pratica ogni qualvolta appaiono all’utente dei profili ritenuti compatibili e l’utente scorre a destra (ovvero mostra che il profilo è di suo gradimento) il suo gesto verrà salvato in una sorta di database ed andrà ad aumentare il rating e l’appeal dell’utente che ha ricevuto questo”voto” positivo. Oltre allo swype a destra ci sono anche altri criteri, però di natura marginale, che influiscono nell’aumentare o nel diminuire la gradevolezza di un profilo, quali ad esempio  le informazioni personali inserite nel profilo come istruzione, formazione, lavoro. Insomma non ci viene rivelato nulla di nuovo sotto il sole.

 

D’altronde anche nella vita reale quando ci viene presentata una nuova ragazza o un nuovo ragazzo siamo portati immediatamente a scartare o a considerare qualcuno nel novero dei nostri partner per una relazione in base all’aspetto estetico, primo fattore immediato di valutazione perché è quel che si vede immediatamente di una persona. D’altronde anche nel virtuale, magari in maniera esasperata, si propongono le stesse dinamiche del reale.

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