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La black lista degli alimenti più contaminati: dai broccoli alle arance

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Dieta esame di maturità
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Blacklist Coldiretti

Sulla scorta delle analisi condotte dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), nel Rapporto 2015 sui Residui dei Fitosanitari in Europa presentato a Napoli è emerso che vi sono molti prodotti importati che non rispettano i regolamenti dell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare. La Coldiretti sulla base di questo rapporto ha stilato una vera e propria black list dei cibi che risultano più contaminati. Questi i 10 alimenti importati inseriti nella lista nera: i broccoli cinesi: nella maggioranza dei campioni esaminati è stata trovata la presenza eccessiva di acetamiprid, chlorfenapyr, carbendazim, flusilazole e pyridaben. Prezzemolo vietnamita: in particolare sono emerse quantità troppo elevate di chlorpyrifos, profenofos, hexaconazole, phentoate, flubendiamide. Basilico indiano a causa di una sostanza chiamata carbendazim, vietata in Italia perché ritenuta cancerogena. Melagrane egiziane in quanto in un caso su tre (33%) superano i limiti di residui chimici stabiliti dalla legge. Fragole egiziane: l’11% dei campioni va oltre i limiti di residui chimici stabiliti dalla legge. Arance egiziane: il 5% dei campioni supera i limiti di residui chimici stabiliti dalla legge. Peperoncino della Thailandia: nel 21% dei casi è stata evidenziata la presenza di residui chimici irregolari. Piselli del Kenia: risultano contaminati in un caso su dieci (10%). Meloni e cocomeri della Repubblica Dominicana: risultano fuori norma nel 14% dei casi a causa dell’impiego di spinosad e cypermethrin. Menta del Marocco: sono state riscontrate irregolarità nel 15% dei campioni. La Coldiretti ha sottolineato che: “L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp).

 

Il divieto all’utilizzo degli ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%)

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