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Morto il re della rumba congolese Papa Wemba

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Papa Wemba
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Papa Wemba

Un altro “pezzo” della musica internazionale se ne va. Morto a 66 anni ad Abidjan (Costa d’Avorio), il re della rumba congolese, Papa Wemba. Cantante, compositore e anche attore, Papa Wemba è stato uno dei più importanti artisti della storia musicale congolesi oltre che un simbolo della World Music. L’ipotesi sollevata dai media è che all’origine del decesso ci sia una malattia neurologica, per cui era già stato ricoverato a febbraio a Parigi e che lo aveva costretto a cancellare diversi concerti. Wemba (vero nome Jules Hungu Wembadio Pene Kikumba) è stato colto da un malore nella notte tra sabato 23 e domenica 24 aprile durante un concerto ad Abidjan: l’artista era ospite del Festival des Musiques urbaines d’Anoumabo (Femua). Soprannominato ‘l’usignolo’ ma anche il Johnny Hallyday africano, era uno degli artisti africani più popolari della scena musicale mondiale. Nato nel 1949 a Lubefu, Distretto di Sankur, nella Repubblica Democratica del Congo, Papa Wemba si impose sulla scena alla fine degli anni Sessanta insieme al gruppo musicale Zaiko Langa Langa, Dopo una nuova esperienza con la big band Isifi Lokole, nel 1977 aveva dato vita al progetto Viva la Musica, di cui era leader indiscusso, ottenendo un enorme successo commerciale. Negli anni novanta, quando molti artisti di rumba africana si trasferirono in Europa, Papa Wemba decise di mantenere in vita due gruppi diversi: Viva la Musica a Kinshasa e Viva Tendance a Parigi. Il primo gruppo era più strettamente legato alla tradizione della rumba/soukous e al mercato africano; il secondo orientato al mercato europeo della world music. Agli inizi degli anni entrò a far parte dell’etichetta Real World di Pter Gabriel, per la quale realizzò tre album: Le Voyageur (1992), Emotion (1995) e Molokai (1998). Wemba aveva avuto anche esperienze cinematografiche: nel 1987 aveva recitato nel film La vie est belle, un produzione belga-zairese di Ngangura Dieudonné Mweze eBenoît Lamy.

 

Nel 1997 era apparso in Combat de fauves dello stesso  Lamy. Nel 1999 Bernardo Bertolucci aveva scelto due sue canzoni per il film L’assedio. E nel 2001 l’America l’aveva premiato con il trofeo di miglior cantante africano.

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