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Olio di palma nella Nutella: la risposta della Ferrero e tutto quello che c’è da sapere

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Olio di Palma
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L‘olio di palma al centro di un dibattito scientifico circa la sua pericolosità per la salute. Le industrie alimentari se ne riforniscono in quanto si tratta di un olio a basso costo, tuttavia le riceche scientifiche negli ultimi anni hanno evidenziato che tale olio aumenterebbe l’incidenza delle malattie cardiovascolari. L’olio di palma in effetti è andato a sostituire nella nostra alimentazione la margarina ritenuta tropo ricca di grassi saturi, ma in effetti lo stesso olio di palma li contiene in abbondanza. Oggigiorno l’industria alimentare per venire incontro alle esigenze del consumatore sempre più attento alla propria salute si trovano molti prodotti senza olio di palma. La Ferrero, l’azienda leader nella produzione della Nutella, ha fatto sapere che non intende cambiare la propria ricetta. In tal senso così si è espresso il presidente e amministratore delegato di Ferrero commerciale Italia, Alessandro d’Est: “Sentiamo i consumatori spaventati e disorientati da una comunicazione che non è sempre trasparente. Noi alla cultura del senza opponiamo la cultura di parlare e di raccontare cosa c’è nei nostri prodotti”. L’olio di palma utilizzato “nei nostri prodotti è di qualità e noi verifichiamo e controlliamo tutta la filiera”. ED ha aggiunto: “È un olio sicuro  oltre che sostenibile. Ferrero si approvvigiona solo di olio di palma 100 per cento sostenibile”, come richiesto da una delle più stringenti certificazioni rilasciate, la Rspo. Il gruppo di Alba si è dotato anche di un decalogo per l’olio di palma sostenibile, in modo da garantire che i propri fornitori rispettino degli standard: tra i punti ci sono la completa tracciabilità, il fatto che i fornitori non disboschino foreste e proteggano le specie a rischio di estinzione, rispettino i diritti umani, riconoscano i diritti dei lavoratori, combattano la corruzione. “Noi riteniamo l’olio di palma un prodotto fondamentale per la qualità di quello che produciamo”. Questi gli ultimi studi contrastanti presenti sull’olio di plama. Stando a quanto emerso da una ricerca condotta dall’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, nell’olio di palma sarebbero presenti delle molecole pericolose per la nostra salute. In particolare si tratta di sostanze che si producono nel corso delle raffinazione degli oli vegetali ad alte temperature. D’altronde l’olio di palma si ritrova quale ingrediente di molti alimenti quali dolci e torte, merendine, biscotti e tanti altri prodotti da forno, per cui i bambini vi sono particolarmente esposti. Tre in particolare le sostanze incriminate: glicidil esteri degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), 2-monocloropropandiolo (2-MCPD). Si tratta di elementi presenti in diversi oli e grassi ma in particolare lo sono nell’olio di palma. Per quanto riguarda il glicidolo gli esperti hanno concluso che sia genotossico e cancerogeno. In particolare l’esposizione ai GE dei bambini nutriti solo con alimenti per lattanti costituisce motivo di particolare preoccupazione, in quanto è fino a dieci volte quella che sarebbe considerata di lieve preoccupazione per la salute pubblica Per quanto riguarda invece i 3-MCPD e i 2-MCPD, si tratta di una questione di tollerabilità. Nel primo caso la dose giornaliera tollerabile (Dgt) è fissata  dall’Efsa a 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno, tuttavia si tratta di una dose superata nelle prime fasce d’età, il che comporta un potenziale rischio per la salute perché nei test sugli animali ha prodotto un danno d’organo. Per quanto riguarda invece 2-MCPD, invece, “le informazioni tossicologiche sono tuttavia troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza“. Uno studio condotto invece adll’Istituto Superiore di Sanità è giunto ad altre conclusioni. Stando a questa ricerca riguardo le stime di assunzione di acidi grassi saturi, la popolazione generale adulta ne assume circa 27 grammi al giorno di grassi, con un apporto di olio di palma stimato tra 2,5 e 4,7 grammi. Mentre i bambini di età compresa tra i 3 e i 10 anni consumano circa 25 grammi al giorno di acidi grassi saturi, con un apporto di olio di palma tra 4,4 e 7,7 grammi. In ogni caso gli acidi grassi saturi presenti negli alimenti che compongono la nostra dieta, non dovrebbero superare il 10% delle calorie totali all’interno della nostra alimentazione. l’Istituto Superiore di Sanità conclude che il consumo dell’olio di palma non è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari nei soggetti normo-colesterolemici, normopeso, giovani e che assumano contemporaneamente le quantità adeguate di polinsaturi. Diverso il discorso nel caso invece di bambini, anziani, dislipidemici, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari, ipertesi. In questi casi è bene contenere il consumo di alimenti che apportano elevate quantità di grassi saturi. Ed ancora per Per Paolo Barilla, industriale e presidente dell’Aidepi (associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane), l’olio di palma non sarebbe così brutto come lo si dipinge, insomma sula sua presunta pericolosità per la salute non vi sarebbe alcuna evidenza scientifica. Intervenuto al convegno dal titolo “La Verita’, Vi prego, Sull’Olio di Palma”, organizzato presso la Camera da “Strade” e “Formiche”così si è espresso: “L’olio di palma e’ un ingrediente di cui si sta molto dibattendo in questo periodo, come Aidepi (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) vorremmo che ci fosse un approccio corretto a questo ingrediente, senza demonizzazioni o prese di posizione “a priori”. Incontri come quello di oggi sono positivi perche’ da un lato aiutano a riportare il dibattito su binari corretti e dall’altro confermano l’attenzione, anche da parte della politica, per questo ingrediente, spesso attaccato ingiustamente“. Ad avvalorare questa tesi è uno studio condotto dalla dottoressa Elena Fattore dell’Istituto Mario Negrisecondo cui non vi è un nesso tra i problemi cardiovascolari e l’uso di olio di palma. Questo sulla base di di 51 studi fatti con 1500 volontari di 15 Paesi diversi. Stando invece auno studio realizzato dal professor Francesco Giorgino e dal suo team all’Università di Bari, è stato evidenziato come l’olio di palma possa aumentare il rischio di sviluppare il diabete. I ricercatori hanno analizzato gli effetti del palmitato (un acido grasso presente nell’olio di palma) sulla salute. In pratica chi adotta un regime alimentare eccessivamente ricco di cibi che contengono grassi, quali formaggi, burro, etc., produce l’aumento di una particolare proteina, la p66shc. In particolare si assiste a una aumentata produzione di questa proteina in alcuni organi, le cui cellule vengono in pratica distrutte. La proteina p66 produce danni a livello del pancreas e delle cellule beta pancreatiche che sono fondamentali in quanto producono l’insulina e quindi servono a tenere sotto controllo la glicemia. Così ha spiegato il profesor Giorgino in proposito: “Il palmitato è il prototipo degli acidi grassi saturi, e rappresenta il principale acido grasso presente nel nostro sangue, soprattutto nei soggetti obesi o in sovrappeso. È stato scelto in questo studio per comprendere il rapporto tra eccesso di grassi saturi nella dieta, aumento della quantità di tessuto adiposo corporeo e sviluppo del diabete di tipo 2.

 

La proteina p66Shc è invece un potente induttore di stress ossidativo a livello cellulare. Agisce in sostanza promuovendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno (in pratica le ‘pallottole’) che sono in grado di danneggiare e uccidere le cellule”.

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