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Pesce in estate: rischio sindrome sgombroide

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Soprattutto in estate aumenta il consumo di pesce che può essere cucinato in vari modi. Tuttavia proprio a causa delle elevate temperature dobbiamo tener conto di un nemico insidioso in agguato. In particolare bisogna stare attenti alla sindrome sgombroide, che consiste in una intossicazione da istamina. Ma cos’è nello specifico la sindrome sgombroide? La sindrome sgombroide intanto è determinata dal consumo di prodotti ittici contaminati da batteri in assenza di alterazioni organolettiche. Questi batteri di per sè non risultano patogeni, ma sono in grado di trasformare un amminoacido (istidina) presente in abbondanza in alcune specie di pesci, quaali ad esempio tonno, sgombro, alici in istamina. Si manifesta con i sintomi tipici dell’allergia alimentare: nausea, mal di testa, disturbi gastrointestinali, palpitazioni e tremori, rossore della pelle su viso e collo (eritemi), nei casi più gravi può presentarsi anche edema della glottide con rischio di soffocamento. La sindrome sgombroide può manifestarsi dopo un tempo minimo di 30 minuti a due ore, molto dipende dalla quantità di tossina che è stata ingerita e dalla reazione dell’organismo.

 

La regola fondamentale è di conservare i prodotti ittici a temperature inferiori a 4 gradi e di evitare di interrompere la catena del freddo, ovvero mettendo e rimettendo i cibi dentro e fuori dal frigorifero.

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