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Prostata ingrossata: le cose da sapere

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Prostata ingrossata le cose da sapere
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Prostata ingrossata le cose da sapere

Con l’avanzare dell’età l’uomo va incontro all’ingrossamento della prostata. La prostata ingrossata quindi di per sè non indica almeno nella maggior parte dei casi, l’esistenza di una patologia prostatica in atto. L’aumento delle dimensioni della ghiandola può portare a difficoltà nella minzione, in quanto la ghiandola prostatica è attraversata dall’uretra, per cui se si ingrandisce va ad ostruirne il lume. La vescica è così costretta a lavorare di più per espellere le urine. La prostata nel corso della vita in effetti tende a crescere per la presenza degli ormoni maschili e degli estrogeni, anche ciò avviene molto lentamente.

Ipertrofia prostatica benigna: cos’è

L’iperplasia prostatica benigna o adenoma prostatico è comune negli uomini dopo i 50 anni di età. Si manifesta con l’ingrossamento benigno della ghiandola prostatica che non è quindi di origine tumorale. Uno dei sintomi principali consiste nella minzione frequente dalle 8 volte o anche più nelle 24 ore, dalla difficoltà ad iniziare la minzione e dal senso di svuotamento incompleto una volta che è stata effettuata. Può essee accompagnata anche da dolore dopo la minzione oppure dopo l’eiaculazione.

E’ consigliabile quindi recarsi dal medico quando si avvertono questi sintomi, in particolare se vi è una incapacità totale di urinare, oppure se la minzione è dolorosa, o se vi sono tracce di sangue nell’urina e si avverte dolore nella parte inferiore dell’addome e a carico del tratto urinario. La minzione può essere frequente sia di giorno (pollachiuria) che di notte (nicturia).

Prostata ingrossata: diagnosi

Un primo controllo si effettua con l’esplorazione rettale per via digitale. Lo strumento diagnostico dirimente resta l’ecografia transrettale, che permette di rilevare la grandezza della ghiandola e quindi di verificare se c’è pressione sull’uretra e sulla vescica. Talvolta può rivelarsi utile un dosaggio del Psa (antigene prostatico specifico) per escludere la presenza di un tumore.

La terapia si basa sulla somministrazione di due farmaci: gli inibitori della 5alfa reduttasi, come la dutasteride o la finasteride, che servono ad inibire gli enzimi che trasformano il testosterone in diidrotestosterone (Dht), responsabile dell’aumento di dimensioni della prostata e gli alfa bloccanti che invece agiscono sui sintomi, andando a migliorare la gittata del flusso urinario.

Se la terapia farmacologica non raggiunge l’obiettivo, si può valutare la resezione endoscopica della prostata (Turp) che si esegue in anestesia locale. La convalescenza dura circa un paio di settimane, durante le quali non bisogna fare sforzi eccessivi. In alternativa si possono considerare gli interventi con il laser.

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