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Quando il cuore pompa troppo

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Riabilitazione post infarto
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Riabilitazione post infarto

Per ipertensione arteriosa si intende una pressione sanguigna più alta del normale, che richiede cure mediche.

Normalmente, le pulsazioni del cuore generano nel sangue una spinta, o pressione, sufficiente a farlo scorrere in tutta la rete dei vasi sanguigni; nell’ipertensione, invece, tale spinta è superiore, talora notevolmente, a quelle che sono le normali esigenze dell’organismo.

L’ipertensione sottopone a uno sforzo il cuore, che deve lavorare di più per spingere il sangue in circolo e, alla lunga, danneggia i piccoli vasi sanguigni dei reni e degli occhi. Inoltre, può instaurarsi un circolo vizioso per cui i reni, danneggiati dall’alta pressione liberano in maggior quantità una sostanza ipertensiva, la renina, che fa alzare ancora di più la pressione: è la cosiddetta “ipertensione maligna”, che necessita di cure urgenti.

È ormai scienticamente provato che mantenere bassa la pressione è un fattore indiscutibile di longevità: ictus cerebrali e trombosi delle coronarie, come del resto altre malattie del cuore, sono più frequenti negli individui con pressione alta. L’ipertensione in sè, tuttavia, non si rivela con alcun sintomo particolarmente grave, se non si arriva all’aanno (dovuto allo sforzo cui è sotto­ posto il cuore) o a disturbi della vista (nella maggior parte dei casi dovuti a lesioni della retina, la sottile membrana che tappezza il fondo del bulbo oculare).

Molti pazienti si emozionano, più o meno coscientemente, quando devono farsi misurare la pressione, specie di fronte al medico o all’infermiere (ipertensione “da camice bianco”) e questo può bastare per farla salire: è necessario quindi misurarla diverse volte per poter fare una diagnosi sicura. A questo si accompagna, da parte del medico, l’esame dei vasi sanguigni dell’occhio e della funzionalità renale e car­diaca.

Pressione arteriosa: le cause

Responsabili dell’aumento della pressione arteriosa possono essere alcuni disturbi dei reni. L’arteriosclerosi (indurimento delle arterie) e altre malattie o disfunzioni del sistema circolatorio, tumori delle ghiandole surrenali e malattie cerebrali, possono anche essere causa di ipertensione ma la causa specica si scopre in un caso su dieci; negli altri casi, si parla di “ipertensione essenziale”, o primaria, ed è come dire che non se ne possono determinare con esattezza le cause. In diversi casi di ipertensione essenziale, un fattore molto importante è costituito dall’ereditarietà, specie quando entrambi i genitori ne sono o ne sono stati affetti e soprattutto se in età giovanile. Nei casi in cui si conosce la causa, le cure sono rivolte a eliminare o ad alleviare le conseguenze.

Nell’ipertensione essenziale un fattore di predisposizione può essere l’eccessivo peso corporeo; talvolta, infatti, è possibile far scendere la pressione facendo perdere al paziente qualche chilo.

E’ sicuramente essenziale una dieta povera di sale( la regola pratica è condire con poco sale solo i primi piatti e adoperare spezie per i secondi, evitando cibi inscatolati o imbustati).

La terapia consiste soprattutto in farmaci ipertensivi, cioè atti a far scendere la pressione, e sedativi.

Quando è giusticato parlare di ipertensione? Quando un individuo è iperteso?

La risposta ovvia è quando la pressione è superiore al “normale”.

Diciamo subito che è necessario, dal punto di vista pratico, denire un limite tra “normale” ed “elevata” se non altro per decidere quali soggetti sottoporre a terapia.

Tale limite non può che essere articioso, e la Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito di ssarlo a 140/85  mm Hg, indipendentemente dall’età e dal sesso.

Questo limite è stato fissato dalle Linee Gida europee, perché, secondo le società scientifiche americane, sarebbe da fissare in 130/80, probabilmente perché chi vive in quel continente non può usufruire così facilmente della nostra sana dieta mediterranea.

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