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Extrasistoli e sport

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Forma fisica
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Tic tac: come un orologio, il cuore pulsa più o meno 100mila volte al giorno. Un ticchettio silenzioso che accompagna ogni attività, ogni respiro. A volte, però, il meccanismo si inceppa e i battiti regolari diventano atipici. La sensazione è di una farfalla in movimento nel petto prodotta dal battito anticipato, tecnicamente extrasistoli.

Nella forma semplice, le extrasistoli non sono pericolose, né sono necessariamente segnali di una patologia cardiaca. Possono verificarsi in qualsiasi persona a qualunque età e non compromettono le normali attività quotidiane, nemmeno le prestazioni sportive.

Il sintomo tipico dell’extrasistole più comune  è la palpitazione: è come se improvvisamente ci si accorgesse del cuore che batte, cosa a cui normalmente non si presta attenzione.

Fatta l’anamnesi, fondamentale per una corretta diagnosi è l’elettrocardiogramma. Oggi esiste la possibilità di fotografare il cuore nell’arco di 24 ore, grazie al monitoraggio dinamico dell’elettrocardiogramma secondo Holter, o addirittura prolungare la registrazione per 20-30 o 90 giorni. Questi dispositivi rilevano la presenza di aritmie importanti, con battiti anticipati a coppie o a triplette, oppure extrasistoli isolate.

Le extrasistoli isolate vanno certamente tenute sotto controllo, ma sono considerate benigne. Più serie, invece, quelle atriali o ventricolari in successione. Se l’extrasistole atriale diventa continuativa può preludere all’insorgenza di una fibrillazione atriale, una patologia complessa e spesso grave. Altrettanto avviene per le extrasistoli ventricolari. Quando le aritmie diventano maligne è bene approfondire con esami più specifici come la coronarografia. Esclusa la “malignità” delle extrasistoli, nulla vieta a chi ha un’aritmia extrasistolica isolata di dedicarsi alla pratica sportiva che, se scelta in maniera giusta e praticata con regolarità per 30 minuti al giorno o due-tre volte a settimana, può addirittura far scomparire il disturbo.

Ma quali sono gli sport da preferire?

Meglio l’attività aerobica, quella cioè che richiede uno sforzo fisico costante come il nuoto, la corsa o la camminata a passo svelto. Lo sport anaerobico, invece, comporta uno sforzo intermittente e un maggior impegno cardiovascolare a cicli.

Tipici sport anaerobici sono il tennis e il calcio dove, alternativamente, si sta fermi e si scatta per raggiungere la palla, e questa “altalena”può affaticare il cuore.

Diverso è se le extrasistoli si presentano a coppie o a triplette:è come se nel tic tac regolare di un orologio si inserissero due o tre tic in anticipo. In questi casi, è necessario sospendere qualunque tipo di sport fino a chiarire l’origine dell’attività aritmica.

Anche alcune patologie congenite del cuore possono scatenare extrasistoli in sequenza, dovute a un’aumentata eccitabilità di una parte del muscolo cardiaco. Bisogna perciò escludere queste condizioni prima di iniziare qualunque tipo di sport.

E se l’attività fisica diventa impegnativa?          

Le precauzioni devono aumentare: attività intense come l’alpinismo, il paracadutismo, la pratica subacquea, oltre all’impegno cardiovascolare e alla necessità di preparazione atletica, aggiungono una condizione di imprevedibilità, legata al contesto o alle scelte che la persona è chiamata a fare. Tutto questo sottopone il cuore a un continuo sforzo.

In sostanza, il sistema simpatico inizia a produrre una «cascata» d’adrenalina che può inondare il cuore mandandolo in tilt. Perciò, se c’è un problema di aritmia extrasistolica, sarebbe bene sospendere o persino eliminare questo tipo di attività.

Chi pratica sport estremi a livello agonistico è obbligato, per legge, a controlli regolari, almeno annuali, e anche a chi svolge attività intense a livello amatoriale.

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