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Donne in rivolta contro l’obbligo dei tacchi alti al lavoro: ecco dove

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Tacchi a spillo
Foto Pinterest: tacchi a spillo
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Tacchi a spillo
Foto Pinterest: tacchi a spillo

Donne sul piede di guerra sarebbe proprio il caso di dire. Un gruppo di attiviste giapponesi per i diritti femminili ha presentato una petizione al governo nipponico in cui si chiede l’abolizione dell’obbligo dei tacchi sul luogo di lavoro.

La campagna si chiama #KuToo e prende il nome dalle parole “kutsu”, che significa scarpe, e “kutsuu”, che invece vuol dire dolore. La petizione lanciata dalla scrittrice e attrice Yumi Ishikawa, ha raccolto in pochi giorni 19mila firme grazie al tam tam sul web. Le donne sostengono che sia ingiusto che siano obbligate a calzare tacchi alti quando si recano sul posto di lavoro. In realtà non si tratta di un obbligo formale, bensì di una sorta di regola non scritta. Così ha spiegato la scritrice: “Abbiamo presentato una petizione che chiede l’introduzione di una legge che vieti ai datori di lavoro di costringere le donne a indossare tacchi alti come discriminazione o molestia sessuale”.

Ma da dove è nata questa rivolta contro l’obbligo dei tacchi?

Tutto nasce mesi fa quando in Giapone diventa virale una offerta di lavoro in hotel, per la quale è possibile candidarsi solo se si intende portare scarpe col tacco per tutto il turno di lavoro. In particolare per le attiviste giapponesi l’obbligo di indossare le scarpe col tacco imposto dalle aziende del Paese viene interpretato come una sorta di reviviscenza della fasciatura dei piedi che si usava nella Cina imperiale.

Tuttavia il ministro dei lavoro nipponico non sembra prendersi molta cura questa protesta da parte delle lavoratrici: “L’utilizzo di calzature con i tacchi alti sul luogo di lavoro può essere una prassi necessaria e appropriata”.

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