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Quando il cuore si ferma all’improvviso…..

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Riabilitazione post infarto
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Riabilitazione post infarto

La settimana scorsa un’adolescente di 16 anni, è stata colta da malore in classe ed è morta per arresto cardiaco irreversibile. Gli accertamenti successivi, in questi casi d’obbligo, avrebbere ipotizzato l’esistenza della cosiddetta sindrome di Brugada, un’ alterazione della rete elettrica presente nel cuore che può effettivamente causare aritmie pericolose per la vita.

Il cuore è dotato di un impianto elettrico che serve a dare l’energia necessaria a farlo funzionare, ma, contrariamente a quanto accade con i nostri cellulari, non ha bisogno di essere ricaricato quotidianamente, perchè la natura lo ha fornito di una batteria che ha una autonomia che dura tutta la vita. Qualche volta, specie nei soggetti pù avanti negli anni, la nostra batteria si esaurisce e c’è bisogno di impiantare un apparecchio, il pacemaker, che ne riproduce artificialmente la funzione. Ma quando esiste una alterazione genetica, cioè dalla nascita, dell’impianto elettrico, questa patologia può portare ad un improvviso scombussolamento del ritmo che può risultare fatale. E’ questa la sindrome di Brugada, malattia rara ma purtroppo possibile. Come prevederla? Praticare un elettrocardiogramma ad un bambino può già farla sospettare, il cardiologo accorto sa coglierne gli aspetti e lanciare l’allarme, e spesso, purtroppo anche nei bambini o negli adolescenti, può essere necessario impiantare un defibrillatore, ossia una sorta di sentinella che si attiva in caso di innesco di aritmie pericolose per la vita. Un’altra sindrome pericolosa, e sempre diagnosticabile anche nei bambini con l’elettrocardiogramma, è la sindrome del QT lungo, anch’essa possibile fonte di evoluzioni molto pericolose.

Si sottolinea qui perciò il ruolo chiave di un “semplice”elettrocardiogramma, non soltanto obbligatorio quando in famiglia ci sono già stati casi di morte improvvisa spesso inspiegabile, ma a tappeto in tutti i soggetti già a partire dai 3-5 anni di età.

Altro è il discorso per quanto riguarda l’infarto ” a ciel sereno”: quante volte abbiamo sentito dire: era sano, igienista, correva tutti i giorni, non fumava ecc….perchè è accaduto?

Bisogna sapere che, al di sopra di una certa età (diciamo 45 per gli uomini e 50-55 per la donna, protetta fino alla menopausa dall’ombrello degli estrogeni) non esiste nessuno che abbia le coronarie (le arterie che portano sangue al cuore) perfettamente pulite. Negli anni ’60 le autopsie effettuate sui soldati americani (giovanissimi) impegnati nella guerra del Vietnam, hanno mostrato placche talora diffuse sulle arterie coronarie.

Il problema non è la sussistenza delle placche che ostruiscono parzialmente il flusso di sangue al cuore, il problema sta nella rottura della placca: è questo l’evento che può fare precipitare, anche improvvisamente e a carattere letale, il verificarsi di un infarto. Come e quando ma soprattutto perchè a qualcuno la placca si rompe anche all’improvviso è un quesito a cui non sempre si riesce a dare una risposta: a volte basta un improvviso sforzo eccessivo, un grave evento traumatico, un forte stress emotivo (specie nel sesso femminile, la cosiddetta sindrome del cuore infranto) per dare l’avvio alla rottura della placca. A questo evento possono ovviamente contribuire gli altri fattori che si possono sviluppare nel tempo, ovvero il fumo di sigaretta, i livelli elevati di colesterolo, la sedentarietà, l’eccesso di peso, la comparsa del diabete.

Le cose non vanno però sempre così, e la cardiologia di oggi sta ancora cercando di spiegarsi la condizione dei cosiddetti outliers, un termine anglosassone che vede ai due estremi da un lato i soggetti che non presentano apparentemente alcun fattore di rischio coronarico, ossia ad esempio 50enni con stile di vita sano, senza apparente familiarità e in assenza di fattori di rischio più comuni, nei quali si ipotizza l’esistenza di un difetto cellulare molto difficilmente prevedibile e diagnosticabile con i comuni mezzi a disposizione, dall’altro quelli che presentano diversi e a volte significativi fattori di rischio ai quali, fino all’età avanzata, non accade nulla.

In quest’ultimo caso le placche, pur presenti, evidentemente non si rompono mai.

Molto, dobbiamo dirlo, gioca anche la buona sorte: è come mettersi in macchina in autostrada sapendo di avere le gomme lisce, i freni così così, il motore vecchio ed usurato, ma magari riuscire a raggiungere la meta del nostro viaggio senza incidenti, o, di contro, viaggiare con una macchina nuova e apparentemente in buone condizioni ma incorrere comunque in una sbandata fatale!

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