Il Tribunale di Firenze ha riconosciuto il danno biologico subito da una donna esasperata dai continui rumori provenienti dall’appartamento sopra al suo. Decisiva la consulenza medica: accertato un disturbo d’ansia permanente.
Il sogno di una casa tranquilla si è trasformato in un incubo per una residente di Sesto Fiorentino, costretta per anni a subire i rumori molesti provenienti dall’appartamento soprastante. Ora il Tribunale civile di Firenze le dà ragione: i vicini rumorosi dovranno risarcirla con oltre 10.000 euro per i danni psicologici subiti, oltre ad adottare misure concrete per limitare il disturbo.
La vicenda comincia nel 2019, quando la proprietaria dell’abitazione al piano inferiore segnala continui rumori di calpestio e oggetti caduti, in grado di rendere invivibile la quotidianità. Una prima ordinanza nel 2021 imponeva già ai vicini di posizionare tappeti per attutire il rumore, ma le prescrizioni restano inascoltate. Anzi, la situazione peggiora.
Secondo la perizia medica, la donna è affetta da un “disturbo dell’adattamento con ansia anticipatoria”, una condizione che le ha compromesso stabilmente la salute, con un’invalidità permanente del 4% e 180 giorni di sofferenza temporanea. Tutto causato da “immissioni impattive e disturbanti” ben al di sopra della soglia di tollerabilità: alcune rilevazioni fonometriche hanno registrato punte di 90 decibel, contro un limite consentito di 63.
Particolare rilevante: i rumori non derivano da ristrutturazioni, ma dai limiti strutturali dell’edificio e dalla totale assenza di interventi correttivi da parte dei vicini, che hanno posizionato un solo tappeto in canniccio — inadeguato e persino amplificante del suono. Per questo, la sentenza, pubblicata il 21 aprile 2025, stabilisce l’obbligo di risarcimento e impone di coprire tutte le zone indicate dai giudici con tappeti adatti a ridurre il disturbo.
Il giudice ha fatto esplicito riferimento all’articolo 844 del Codice civile, che disciplina le immissioni intollerabili tra fondi confinanti, rilevando che il superamento dei limiti acustici integra un illecito civile, aggravato dall’inerzia nell’ottemperare alle indicazioni cautelari.
Una sentenza che potrebbe ora diventare un precedente importante per chi, nei condomini, vive prigioniero del rumore altrui.