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La dislessia ostacola la comprensione, ma il cervello ha un piano B: come riconoscerla

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Cervello
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I ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Unità di Psicopatologia dello Sviluppo dell’IRCCS Eugenio Medea hanno condotto uno studio molto utile sulla dislessia. Intitolato “Developmental Dyslexia With and Without Language Impairment: ERPs Reveal Qualitative Differences in Morphosyntactic Processing”, è stato anche pubblicato sull’autorevole rivista Developmental Neuropsychology. La ricerca si è basata su tre gruppi di 48 bambini tra gli 8 e i 12 anni: 16 con la dislessia evolutiva, 16 con dislessia e disturbo del linguaggio e 16 senza alcun tipo di problema di linguaggio. Con la tecnica dei potenziali evento-correlati, sono state studiate le risposte elettriche celebrali dei bambini durante l’ascolto di alcune frasi. Talvolta le stesse frasi contenevano degli errori con il soggetto al plurale ed il verbo al singolare, e viceversa. Inoltre è stato chiesto ai bambini di formulare il plurale di nomi inventati o di declinare verbi altrettanto inventati. I bambini dislessici hanno evidenziato una maggiore difficoltà. I bambini con dislessia hanno riportato risposte elettriche celebrali anomale, che hanno evidenziato una strategia diversa rispetto alla prassi comune per comprendere meglio il linguaggio. E’ come se nei bambini dislessici il cervello avesse una sorta di piano B per arrivare alla comprensione del linguaggio, che altrimenti risulterebbe anomalo.

 

Maria Teresa Guasti, coordinatrice dello studio, spiega che è possibile individuare in tempo la dislessia: “I problemi con il linguaggio orale possono essere evidenziati già in età pre-scolare, a differenza della dislessia che viene diagnosticata a 8 anni. Riconoscerli subito significa mettere in atto un intervento precoce. E’ noto infatti che prima si interviene, migliori sono i risultati”.

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