
Il nostro
cervello sembra risentire dell’alternarsi delle stagioni. Ad esempio l’attenzione tende a raggiungere il suo picco in estate, mentre la
memoria a breve termine è più efficiente in autunno che in primavera. Ad analizzare queste differenze da una stagione all’altra è uno studio condotto dall’Università belga di Liegi. I ricercatori sono giunti a queste conclusioni sottoponendo a una serie di test 28 volontari in diversi periodi dell’anno. Ogni volontario ha trascorso quasi 5 giorni in isolamento nel laboratorio in modo che non fosse influenzato da fattori esterni e stagionali come la luce solare. Dopo questo periodo i ricercatori attraverso una
risonanza magnetica funzionale hanno monitorato la loro
attività cerebrale nel corso dell’esecuzione di due test relativi alla misura delle capacità cognitive. In sostanza dallo studio è emerso che le performance del cervello si mantengono costanti tutto l’anno, tuttavia alcune attività cerebrali, ad esempio quelle legate all’attenzione, raggiungono il picco massimo a giugno vicino al solstizio d’estate mentre in corrispondenza del solstizio d’inverno scendono al minimo. Tutto al contrario invece accade per quanto riguarda la
memoria a breve termine, che raggiunge il livello massimo durante l’autunno, mentre tocca il livello minimo all’equinozio di primavera.
Insomma queste oscillazioni nelle performance cognitive del cervello non deriverebbero dagli ormoni, né dal ciclo sonno-veglia, ma sarebbero influenzate proprio dal susseguersi delle stagioni. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas).