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Ricerca italiana, curare la leucemia armando i linfociti T

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Cellule Staminali
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Cellule Staminali

L’Ospedale San Raffaele di Milano ha presentato a Washington nel corso dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS) per la promozione della scienza, una ricerca che ha ottenuto dei risultati importanti nel trattamento della leucemia. I ricercatori hanno utilizzato i linfociti T per combattere questo tumore del sangue. Nello specifico hanno prodotto delle cellule killer T geneticamente elaborate. Insomma questo nuovo approccio terapeutico consiste nel potenziare cellule già naturalmente presenti nel sistema immunitario per fornire una risposta precisa contro le cellule tumorali. L’obiettivo principale degli scienziati è quello di selezionare dei “soldati scelti” del sistema immunitario così da poterli modificare geneticamente e trasformarli in una sorta di esercito in grado di riuscire a riconoscere, selezionare e distruggere le cellule tumorali. D’altronde l’immunoterapia oncologica sfrutta proprio la capacità delle cellule del sistema immunitario di riconoscere le cellule tumorali e quindi di attaccarle in quanto estranee all’organismo. I ricercatori in particolare hanno utilizzato cellule del sistema immunitario, le ‘memory stem T cells’ o staminali della memoria immunologica. La validità di questo nuovo approccio terapeutico è stato testato attraverso un trial clinico di fase III che ha preso in esame 10 pazienti colpiti da leucemia acuta, già sottoposti a trapianto di midollo osseo da donatore, che sono stati trattati con linfociti T modificati attraverso il gene suicida TK. Questo è stato in grado di fornire loro un nuovo sistema immunitario che è riuscito a combattere la leucemia, preservando il paziente anche da eventuali ricadute. Riguardo ai risultati su pazienti già trattati nel 2000 i ricercatori hanno affermato: “I parametri immunologici, a distanza di anni da trapianto e terapia genica sono risultati uguali a quelli di persone sane e di pari età. Il passo successivo è stato identificare quali cellule del sistema immunitario resistessero maggiormente nel tempo, andando a verificare quali ‘ritrovavamò dopo anni”.

 

Insomma se si va a rinforzare geneticamente questa sottopopolazione di linfociti T, aumentano le chance che possano sopravvivere a lungo nel paziente riuscendo a mantenere in remissione la leucemia.

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