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Insalata in busta e batteri: i risultati di una ricerca italiana

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insalata busta topo
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insalata busta topo

L’insalata in busta consente senz’altro di risparmiare tempo, per cui può rivelarsi utile acquistarla al supermercato quando abbiamo poco tempo da dedicarci alla cucina. Una ricerca condotta dall’Università di Torino proprio sull’insalata già pronta e confezionata in busta ha scoperto che potrebbe contenere microrganismi e batteri, tra cui alcuni pericolosi per la salute umana.

Insalata in busta: ecco a cosa bisogna fare attenzione

I ricercatori hanno passato in rassegna un campione di 100 buste di insalata mista, verde e di carota. L’insalata in busta tende a deteriorarsi prima rispetto a quella naturale. La conservazione del prodotto essenzialmente è affidata dalla busta in cui vengono chiuse le foglie e dalla temperatura del frigorifero. Non è però possibile garantire questa temperatura nell’intero processo di produzione e di conservazione dell’insalata. Riguardo al procedimento di conservazione, l’insalata viene sottoposta a due fasi di centrifuga all’interno di speciali vasche al fine di garantire la pulizia del prodotto, tuttavia l’acqua utilizzata da sola non può garantire l’esclusione di eventuali batteri patogeni quando l’insalata viene consumata. In particolare il batterio più pericoloso individuato all’interno dell’insalata in busta è la toxoplasmosi che rappresenta un pericolo soprattutto per le donne in gravidanza. Al fine di evitare qualsiasi rischio è sempre consigliabile lavare accuratamente l’insalata in una centrifuga, aggiungendovi un disinfettante per detergerla in profondità. Nel dicembre scorso anche uno studio condotto in Germania dal professor Kornelia Smalla del Julius Kühn Institute (JKI) tramite test effettuati su insalate miste, rucola e coriandolo, ha riscontrato la presenza di batteri, in particolare di quelli resistenti agli antibiotici. Questi microrganismi risultano presenti anche nel letame, suolo, corpi idrici e nei fanghi di depurazione. Lo studio si è focalizzato sui batteri dell’Escherichia Coli resistenti all’antibiotico tetraciclina. Questi antibiotici vengono utilizzati soprattutto nell’allevamento di bestiame, tuttavia  possono diffondere batteri resistenti nell’intestino degli animali. Tali batteri e anche una parte degli antibiotici una volta eliminati, rientrano nuovamente in circolo sui campi con l’utilizzo dei fertilizzanti organici. In buona sostanza tali batteri ingeriti attraverso il consumo di verdure crude, sono in grado di trasmettere i loro plasmidi a qualsiasi batterio patogeno presente nell’intestino. I batteri che hanno incorporato questo tipo di geni, si moltiplicano più velocemente risultando resistenti agli antibiotici. Evitare questo rischio di contaminazione è però semplice: basta lavare accuratamente con acqua le insalate e le verdure crude prima di cibarsene.

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