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Al cuore sta a cuore l’ambiente

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inquinamento terra
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inquinamento terra

Ambiente, clima, lotta all’inquinamento atmosferico: tutti ce ne preoccupiamo, pochi se ne occupano concretamente, e, a rifletterci meglio, se non si fosse levata la voce di Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg, una ragazzina svedese con un nome più lungo dei suoi anni, autrice, insieme alla sua famiglia, del libro La nostra casa è in fiamme, dove viene raccontata la sua storia e il suo impegno per la difesa dell’ambiente, forse nei giorni nostri se ne parlerebbe ancora meno. Ma una voce in più, per nulla trascurabile, si è sentita il 31 agosto, l’altro ieri, a Parigi, dove Karen Sliwa, Presidente della Società Europea di Cardiologia(ESC), in occasione della inaugurazione del congresso annuale che riunisce tutti i cardiologi d’Europa, ha sottolineato gli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico sulla salute cardiovascolare. “Ogni anno – ha sottolineato Sliwa – l’inquinamento dell’aria causa nel mondo 1,4 milioni di morti per ictus e 2,4 milioni di morti legati a malattie cardiache”.

A complicare le cose, dunque, si affaccia prepotentemente un nuovo fattore di rischio cardiovascolare all’orizzonte, ed è di questi giorni la notizia, rimbalzata sui social, della potenzialità dell’inquinamento atmosferico e del clima impazzito di rivelarsi altrettanto nocivo quanto il fumo di sigaretta, da sempre, a giusta ragione, ritenuto, con il colesterolo e l’ipertensione arteriosa, tra i principali nemici del nostro cuore e delle nostre arterie.

I più “estremisti”, e tra questi Jonathan Safran Foer, quarantenne scrittore americano, autore del libro “Possiamo salvare il mondo prima di cena”, arriva a proporre un regime vegano o comunque un minore consumo di carne, un ridotto utilizzo di voli transoceanici (grossa parte dell’inquinamento ambientale proviene dalle emissioni di metano del bestiame e dalla conseguente deforestazione per incrementare gli allevamenti – vedi incendio dell’Amazzonia – e dalle emissioni degli aeromobili) e addirittura di impegnarsi a diminuire la natalità adottando, se necessario, un eventuale figlio dopo il secondo, nell’ipotesi in cui meno siamo e meno inquiniamo!!

Restando, di fatto, con i piedi per terra, dobbiamo nostro malgrado renderci conto che questo fattore esiste e ne dobbiamo prendere consapevolezza, per la salute nostra e specialmente dei nostri figli, contribuendo, nel nostro piccolo, ad usare di meno l’auto, a fare la raccolta differenziata dei rifiuti, a non disperdere nell’ambiente sostanze inquinanti.

Per altro verso, trattandosi di un argomento che necessita di cooperazione a livello internazionale, le autorità devono aumentare i loro sforzi per minimizzare l’inquinamento acustico e atmosferico delle città soprattutto per salvaguardare la salute delle popolazioni, e loro stessi devono evitare con tutti gli strumenti possibili che si determino aree con traffico congestionato e considerare addirittura l’ipotesi di imporre una mascherina nelle zone particolarmente inquinate, mentre negli ambienti chiusi si potrebbe trovare giovamento dall’installazione di sistemi di filtraggio dell’aria in grado di eliminare il particolato.
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