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Coppa Italia, finale Napoli-Fiorentina: Genny’a carogna ha detto sì

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Genny napoli fiorentina copa italia
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Genny napoli fiorentina copa italia

Hanno fatto il giro del mondo le immagini di ieri della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, sospesa per 45 minuti fino a quando Genny’a carogna, capo tifoso ultras del Napoli e figlio di camorrista, in piedi davanti alla Curva Nord, nel conciliabolo che si è tenuto con gli agenti della Questura e con Hamsik, ha dato il suo ok perché la partita si potesse giocare.

Il tutto è avvenuto davanti al presidente del Senato, della Figc, della Lega Calcio. Ma a imbastire le trattative, a comandare e a ordinare, a decidere che si potesse giocare, è stato Genny. E’ bastato un suo cenno perché gli ultrà del Napoli smettessero di colpo di lanciare petardi, bombe carta e fumogeni.

Il capo ultrà sicuramente sarà daspato (almeno 5 anni con obbligo di firma), perché stava sugli spalti e questo non è consentito dal regolamento e perché sulla sua maglietta nera campeggiava la scritta “Speziale libero”. Tale Speziale era stato condannato a 8 anni per l’omicidio dell’ispettore Filippo Raciti il 2 novembre del 2007 quando scoppiarono tafferugli al Massimino di Catania in occasione del derby contro il Palermo.

Come Roberto Saviano, che in un suo post su facebook ha scritto: “Ci si accorge solo ora che nella tifoseria organizzata napoletana (e non solo) camorra e criminalità comandano?, ci chiediamo anche noi come è stato possibile che questo capo tifoso napoletano, già daspato, fosse presente allo stadio ieri? la sua pericolosità non era forse già nota alle questure di mezza Italia? perché in Italia per prendere provvedimenti di qualsiasi genere bisogna sempre arrivare a situazioni estreme? perché fino a quando non ci scappa il morto di turno non si interviene mai? episodi del genere minano sempre di più la credibilità di questo sport.

Napoli-Fiorentina, che per la cronaca è stata vinta dai partenopei per 3 a 1, avrebbe dovuto essere solo una partita di calcio, uno spettacolo da ammirare per gli amanti di questo sport, invece è stata tutt’altro.

D’altronde finché il calcio e in particolare le società non si libereranno da questi rapporti poco chiari e trasparenti con i capo ultrà, che fanno quello che vogliono fino al punto di condizionare la giocabilità di una partita come è accaduto ieri, il calcio italiano continuerà a rimanere ostaggio di interessi e ricatti che nulla avrebbero da spartire con uno sport.

Alla luce di quanto accaduto ieri, potrebbe sembrare solo una interrogazione retorica, tuttavia ci chiediamo se verrà mai il giorno in cui vedremo popolati gli stadi solo da genitori e bambini genuinamente tifosi della propria squadra?

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