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California, caffè come le sigarette: rischio cancro da indicare in etichetta

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Il caffè può considerarsi in assoluto una delle bevande più amate al mondo. Come è risaputo gli italiani ne sono grandi consumatori. D’altronde cosa sarebbero le nostre mattine senza l’aroma e la sferzata di energia che ci regala questa bevanda per iniziare con la giusta energia ogni giornata? Ed in effetti il consumo di questa bevanda è un vero e proprio rito, una occasione di convivialità soprattutto nel Meridione, dove è caratteristica l’espressione “Ci andiamo a prendere un caffè?”, quando si esce con gli amici, oppure si fa una nuova conoscenza. Insomma il consumo di questa bevanda è fortemente radicato nei costumi sociali del nostro paese.

Caffè espone a rischio cancro secondo la sentenza di un giudice americano

Questo per quanto riguarda gli aspetti sociologici e culturali, tuttavia negli ultimi tempi sta facendo molto discutere la decisione di un giudice di Los Angeles, che sulla base di una legge esistente in California, ha deciso che il caffè venduto nello stato californiano, ad esempio da Starbucks, comporterà l’obbligo di avvertire i consumatori circa la presenza di sostanze pericolose per la salute. In pratica come già accade da anni per le sigarette, sulle tazze di caffè andrà impresso l’avvertimento che il caffè “nuoce gravemente alla salute”. Come detto, si tratta di una decisione assunta dal giudice nel corso di una causa in atto contro Starbucks e altre società che avrebbero omesso quest’obbligo fondamentale di informare il consumatore circa la presenza di sostanze pericolose che potrebbero mettere a rischio la salute. Ma quali sono le sostanze che potrebbero rendere pericoloso il caffè? In realtà ad essere potenzialmente pericoloso per la salute non è la bevanda in sè e per sè, quanto invece la presenza dell’acrilammide, che è una sostanza che si sprigiona durante la torrefazione ad alte temperature. L’acrilammide rientra in una lista di elementi considerarati cancerogeni. Si tratta di una decisione che non ha carattere definitivo pertanto pùò essere ancora contestata. Il giudice ha fatto riferimento a una sentenza che ha dato ragione al Council for Education and Research on Toxics, una associazione no profit, che sostiene che i consumatori vadano avvertiti di questo potenziale rischio cancerogeno derivante non dal caffè stesso come detto, ma da questa sostanza che trova origine nel corso della tostaura dei chicchi. Tuttavia va precisato che la cancerogenicità dell’acrilammide è stata dimostrata solo su alcuni studi condotti sui ratti, mentre per quanto riguarda l’uomo ancora non si conosce in che misura possa considerarsi nociva e quindi cancerogena per l’essere umano.

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