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Lockdown: se capisci lo eviti con IMMUNI

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App Immuni coronavirus
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App Immuni coronavirus

Su 60 milioni di italiani (neonati compresi), l’Italia si conferma il Paese del mobile: al terzo posto per penetrazione di utenti rispetto alla popolazione (83%), subito dopo Corea del Sud e Hong Kong. Oltre la metà di noi(il 50,9%) controlla il telefono come primo gesto al mattino o l’ultima attività della sera, prima di andare a dormire.

La diffusione su larga scala dei “telefonini intelligenti”, nell’arco di dieci anni, ha finito con il plasmare i nostri desideri e le nostre abitudini. Nel 2018 il numero dei cellulari ha superato quello delle tv, e la percentuale degli utenti in Italia è passata da un timido 15% nel 2009 all’attuale 73,8%. Sono stati i giovani under 30 i pionieri del consumo, passati da un’utenza pari al 26,5% nel 2009 all’86,3% dell’ultimo anno. A partire dal 2016, si registra una impennata anche tra i giovani adulti (30-44 anni), fino ad attestarsi oggi al 90,3%. Per inciso, già nel 2018 il numero di smartphone in circolazione ha superato il numero dei televisori.

Tutti dati verificabili dal CENSIS, Centro Studi Investimenti Sociali, un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964

Dunque perchè non decidersi a scaricare l’app IMMUNI?

I principali avversari di questa semplice ma utilissima procedura
sostengono:

1) che viene violata la privacy.

2) che il bluetooth, strettamente necessario per il funzionamento
dell’app, scarica più velocemente la batteria.

3) se mi comunicano che ho avuto contatti con un contagiato vado in ansia.

4) se so di avere avuto contatti con un contagiato devo comunicarlo al mio medico che a sua volta mi mette in contatto con l’ASL per fare il tampone e
poi mi devo mettere in fila ai drive-in.

5) (la piu stupida, consentitemelo): ho paura di sapere.

Dunque, proviamo a confutare i singoli punti:

1) se abbiamo uno smartphone in tasca, persino se spento, siamo tracciati comunque nei nostri movimenti quotidiani, si può risalire a dove siamo
stati, in quale pizzeria, in quale cinema, all’indirizzo di una casa, di una città, di un qualsiasi luogo, anche a distanza di tempo. Forse non
tutti sanno che il cellulare si chiama così perchè il segnale giunge al telefono (o lo capta se è spento) passando da una “cellula”all’altra mentre
ci spostiamo (avete notato che se ci fermiamo mentre riceviamo una telefonata il segnale è piu stabile ma potrebbe perdersi se continuiamo a
muoverci?, e questo è il motivo).

Dunque dove sarebbe la violazione della privacy che evidentemente viene violata sempre e comunque? In piu va aggiunto che mai, dico mai, attraverso
IMMUNI qualcuno saprà dove eventualmente abbiamo avuto contatti con un infetto, oltre al fatto che non rivelerà neppure il nome dell’infetto ma
segnalerà semplicemente il contatto.

2) il bluetooth, è vero, consuma un pò di piu la batteria, ma lo stesso rapporto CENSIS di cui sopra dice che Il 25,8% di chi possiede uno
smartphone  non esce di casa
senza il caricabatteria al seguito… Ma poi dobbiamo chiederci: è meglio sentirsi piu protetti o non perdere un post su Facebook o un messaggio di
Messenger o Wathsapp ?

3) se so di avere incrociato un contagiato vado in ansia, ma il lockdown non mi dà ansia? la malattia non mi dà ansia?

4) il mio medico mi può aiutare se sa, nulla può fare se non sa e se io non so, posso limitarmi alle solite cautele: mascherina, distanziamento,
lavaggio mani, ma poi?

5) perchè evere paura di sapere? Non è molto piu logico non solo sapere di avere incrociato un contagiato ma anche essere piu tranquilli se IMMUNI
tace?

E allora: dobbiamo aspettare che ce lo dica (con tutto il rispetto) un qualsiasi “influencer”? O attendiamo passivi un sempre piu imminente
lockdown?

Forza, scarichiamo IMMUNI, e , se non lo sappiamo fare, chiediamo a chi ci circonda: di smanettoni in giro è pieno il mondo!!

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