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Micio bello non mi graffiare, altrimenti rischio la bartonellosi: cos’è questa malattia

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Bartonella henselae: l’infezione, che si può contrarre comunemente in età pediatrica con la tipica malattia da graffio di gatto (MGG), si è notevolmente espanso negli ultimi anni. L’uso, a scopo diagnostico, nel paziente immunocompetente, di una sierologia sensibile e specifica, ha permesso di identificare, accanto alla classica linfoadenite subacuta, entità cliniche diverse.

Queste manifestazioni cliniche, note come “forme atipiche” della MGG, sono segnalate sempre più frequentemente nelle casistiche. Tuttavia in Europa l’infezione da B. henselae è considerata rara e sono sporadiche le segnalazioni di manifestazioni cliniche atipiche.

Bartonellosi in Italia

In Italia, la frequenza dell’infezione da B. henselae dimostra una incidenza di circa 10 casi pediatrici ogni 100.000 abitanti/anno, con una prevalenza di casi atipici (FUO, pseudomononucleosi, encefalite, eritema nodoso, osteite, enterite granulomatosa) sui casi classici (adenite colliquativa isolata); la MGG con il classico quadro della linfoadenite subacuta viene di solito diagnosticata in ambulatorio, abitualmente solo su base clinica e sono rare le segnalazioni di forme “atipiche” della malattia.

Sotto accusa ci sarebbe un protobatterio, la bartonella henselae, che è specifico dei gatti. Si tratta di un batterio aerobio Gram negativo ed è l’agente che causa la cosiddetta “malattia del graffio di gatto”.

Gli esseri umani possono essere infettati tramite morso o graffio di gatto ma anche direttamente dalla puntura della pulce “Ctenocephalides felis”. Più comunemente vengono colpiti bambini e giovani adulti anche se possano essere interessati soggetti di tutte le età. Si osservano, inizialmente, congiuntiviti follicolari (non specifiche) con linfoadenopatia regionale associata a febbricola e astenia. La malattia oculare nell’uomo può essere grave, fino ad arrivare alle uveiti e alle neuroretiniti. Il contagio avviene tramite morso o graffio di gatto (specialmente gatti fino a 6 mesi).

Attraverso i graffi dei felini può entrare nella cute il batterio: l’infezione può causare mal di testa, febbre, ingrossamento dei linfonodi e nei casi più gravi può arrivare al cervello ed al cuore. Tende a risolversi spontaneamente in 2-4 mesi negli individui immunocompetenti mentre può essere molto problematica negli individui immunodeficienti.

In base ai nuovi dati dei Cdc, ogni anno a 20mila persone negli Stati Uniti viene diagnosticata la malattia, ma ciò che più preoccupa è il fatto che la maggior parte sono bambini tra i 5 ed i 9 anni.

Secondo il team di medici Francesco Massei, Francesco Messina, Ilaria Talini, Mauro Massimetti, Barbara Loru, Gabriella Palla, Pierantonio Macchia, Giuseppe Maggiore del Dipartimento di Medicina della Procreazione e dell’Età Evolutiva dell’Università di Pisa UO Malattie Infettive, Ospedale di Cisanello, Pisa che hanno studiato la casistica di un anno di infezioni da Bartonella henselae documentata sierologicamente, riportando lo studio su di un aggiornamento monografico, hanno rivelato che i dati dei casi in Italia corrispondono a una incidenza abbastanza simile a quella statunitense (la provincia di Pisa ha 380.000 abitanti, ma certamente alcuni casi si sono fermati in ospedali di rete).

E’ necessario prestare la massima attenzione ai graffi dei gatti a causa delle malattie che potrebbero trasmettere, potenzialmente molto gravi, soprattutto nei bambini. L’allarme arriva direttamente anche dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie Usa (Cdc). I gatti sono i serbatoi di infezioni zoonotiche, e i loro denti lunghi e affilati predispongono a lesioni da morso dei tessuti profondi e l’inoculazione diretta della saliva felina comporta un alto rischio di infezione secondaria. Quindi attenzione: è bellissimo assistere o anche solo coccolare i mici più sfortunati, quelli che vivono per la strada. Ma anche questo gesto così degno di lode dev’essere affrontato con la giusta dose di precauzioni.

Graffi e morsi di gatti: attenzione

Stando auno studio condotto dalla Mayo Clinic, negli Usa, pubblicata sulla rivista Journal of Hand Surgery, la ferita prodotta dal morso di un gatto non va affatto tarscurata anche se a prima vista potrebbe sembrare solo un banale ed innocuo graffietto. I ricercatori hanno preso in esame 193 pazienti che avevano subito morsi di gatti alle mani per 3 anni, di questi ben 1 su 3 era stato ricoverato in ospedale per le ferite riportate e due terzi erano stati costretti a ricorrere alla chirurgia. Questo perché i denti del piccolo felino sono affilati come lame e pieni di batteri, per cui quando mordono penetrano a fondo nei tessuti anche i batteri patogeni. Il cavo orale del gatto pullula di questi batteri che assolvono a una funzione protettiva per la salute del felino, ma diventano patogeni nel caso di un morso a un essere umano. Se si viene morsi da un gatto è bene ricorrere subito a cure antibiotiche per debellare l’infezione. Inoltre il morso del gatto risulta anche più pericoloso di quello dei cani perché riesce a penetrare più in profondità.

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