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Cinema, Quo Vado: Zalone manda a quel paese Celentano per un equivoco

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Checco Zalone
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Checco Zalone

“Quo Vado” il film di Checco Zalone si è rivelato un vero e proprio campione di incassi ai botteghini. L’ultima opera del comico barese sta prorio spopolando al cinema. In appena 5 giorni di programmazione il film ha già incassato 31,2 milioni di euro. Di certo ha raccolto il favore del pubblico, mentre la critica ufficiale, quella un po’ accademica e con la puzza sotto il naso tende sempre a demolire o a esercitarsi in eleganti per quanto vani intelettualismi alla ricerca della chiave che si nasconde dietro questi successi così plateali che incontrano il gusto diffuso del pubblico. In una intervista rilasciata al settimanale Oggi lo stesso Zalone ha raccontato un episodio per certi versi comico se vogliamo. In pratica Zalone è stato chiamato dal suo mito Adriano Celentano che si è complimentato con lui per gli incassi che sta ottenendo col film. Ma Zalone ha pensato ad uno scherzo e lo ha mandato a quel paese. Così racconta lui stesso. “Pensavo fosse un mio amico che mi faceva uno scherzo e l’ho mandato affanc… Quando mi sono reso conto che era davvero lui… che figura di m… E poi proprio col mio mito di sempre. Da ragazzino cantavo le sue canzoni davanti allo specchio e provavo le sue mosse. Lo amo”. Ma di cosa aprla “Quo Vado?”, a svelarne la trama è lo stesso Zalone. “Il tema è un uomo, che sono sempre io, Checco, l’ultimo fortunato che ha il posto pubblico fisso, inamovibile, finché arriva la riforma e viene messo in mobilità. Racconto l’odissea di quest’uomo che pur di non lasciare il suo posto fisso è disposto ad andare sino in Norvegia. Da un ufficio a tre metri da casa affronta un cambio radicale di vita che lo porterà in una cultura totalmente diversa da quella italiana, fatta di gente virtuosa, civile, efficiente, dove il welfare è molto forte. Però sono tutti depressi. E si uccidono. Perché?“.

 

Insoma il comico barese tratteggia con leggerenza senza mai arrivare al cinismo quelli che sono alcuni difetti tipici dell’italiano medio e delle sue aspirazioni.

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