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Perché ci appassioniamo a serie Tv, libri, film o videogiochi?

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Cervello
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Cervello

Tutte le opere del mondo, siano serie TV, film, videogiochi o libri, hanno tutte un intento comune, vale a dire quello di simulare i problemi dell’esistenza umana.

Infatti tutto quello che viene creato non è altro che una storia in cui il protagonista cerca una soluzione a un determinato problema, diciamo che ogni storia segue uno schema ben preciso dove la storia può essere considerata la somma di un protagonista, un problema e il tentativo di superarlo. Tutte le storie sono un problem solving costante.

L’unica cosa che cambia ogni volta è il problema da risolvere e vedere se il protagonista riuscirà a risolverlo.

Il cervello è portato a costruire un luogo e un momento in cui devono accadere le cose, e senza questi due punti, la narrazione perderà di senso, potrebbe però anche accadere che alcune storie giochino con il tempo, magari senza far capire quanto tempo trascorre (un po’ quello che capita giocando su Merkur Win), ma comunque mantenendo però i luoghi distinguibili.

Ecco perché ci piacciono serie TV, libri, film e videogiochi

La narrativa è un effetto dell’empatia e del riconoscimento.

I neuroni responsabili, dell’empatia sono stati scoperti quasi per caso e vengono volgarmente chiamati “neuroni specchio”. I neuroni specchio in linea generale potrebbero essere alla base della capacità umana di creare nella mente delle simulazioni di fronte a una finzione narrativa. Le serie TV, i libri e i film, quindi, vengono “analizzati” da questi neuroni e ne provoca dei cambiamenti.

Dopo numerosi esperimenti si è capito che quando ascoltiamo una storia o vediamo un film il nostro cervello attiva alcuni neuroni come se stessimo facendo noi stessi quell’esperienza e l’esperienza cambia il modo in cui quei neuroni si connettono e quindi il modo in cui interpretiamo quell’esperienza.

Purtroppo però la finzione può rivelarsi una guida terribile per la vita reale, bisogna sempre distinguere, cosa è finzione e cosa è realtà per non rischiare di impazzire. Può sembrare un processo semplice, ma in realtà il cervello ha impiegato millenni per creare dei limiti all’immaginazione.

Inoltre, non ci si ricorda quasi nessun dettaglio di quello che guardiamo, vale a dire che le esperienze non si devono per forza sedimentare in ricordi affinché abbiano un effetto.

Quando guardiamo un film, nella memoria esplicita ricordiamo bene o male come si è svolta la trama, ma in quella implicita conserviamo l’insegnamento di fondo di quell’esperienza.

Le esperienze tratte dalla narrativa non coincidono con la storia in sé, ma solo con dall’interpretazione che ne abbiamo.

In conclusione si può dire che ci piacciono le narrazioni semplicemente perchè crediamo di essere noi i protagonisti e creiamo empatia con loro, ma che purtroppo non sono un ottimo esempio da seguire, perché è un attimo restare bloccati nel mondo delle illusioni e non riuscire più a venirne fuori.

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