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Preoccupazione per la variante Mu: secondo l’Oms potrebbe resistere al vaccino

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Virologo scienza
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Questa volta arriva dal Sudamerica, precisamente dalla Colombia e per l’ormai consolidata tradizione che vuole le si affibbi una lettera dell’alfabeto greco, le è toccata la Mu. Quest’ultima è stata appena aggiunta all’elenco delle VOI dall’OMS, dopo aver dimostrato di potersi distinguersi dalla marea di ceppi che emergono continuamente mentre il SARS-CoV-2 si diffonde, replica e muta negli ospiti infettati. Oltre la Mu, ad oggi si riconoscono quattro varianti che destano preoccupazione, l’Alfa, la Beta, la Gamma e la Delta, quest’ultima attualmente dominante in larga parte del mondo e cinque varianti di interesse, ovvero Eta, Iota, Kappa, Lambda.

A tal proposito si ricorda, inoltre, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) divide le varianti del coronavirus SARS-CoV-2 in due categorie principali: le varianti di interesse (VOI), che sono responsabili di focolai in più Paesi e che presentano caratteristiche potenzialmente in grado di rendere il virus più trasmissibile, virulento e oppure in grado di eludere gli anticorpi neutralizzanti (sia quelli indotti dai vaccini che da precedenti infezioni naturali); e le varianti di preoccupazione (VOC), ovvero ceppi del patogeno per i quali tali caratteristiche sono state confermate dalle indagini epidemiologiche. In Italia, ad oggi erano stati identificati 80 casi di infezione da B.1.621 (questo il suo identificativo tecnico). La nuova variante di interesse, inserita nell’elenco il 30 agosto, fu scoperta a gennaio 2021 in Colombia ed è stata classificata con il nome in codice di lignaggio B.1.621.

All’inizio di luglio la Public Health England (PHE) l’aveva identificata col nome di VUI-21JUL-1. Ad oggi, come spiega l’OMS nell’ultimo aggiornamento del “Weekly epidemiological update on COVID-19” datato 31 agosto, la variante Mu è stata identificata in 39 Paesi, Italia compresa con poco meno di 80 casi). La variante Mu ha dato vita anche a una variante “figlia” chiamata B.1.621.1 che è stata rilevata in una ventina di Paesi, in Italia 14 casi. In totale, sottolinea l’OMS, sono state caricate 4.500 sequenze di variante Mu sulla banca dati genetica internazionale GISAID, 3794 relative al ceppo “madre” (B.1.621) e 856 del derivato (B.1.621.1). Ad oggi i casi sequenziati sono inferiori allo 0,1 percento del totale e la maggior parte di essi sono concentrati in Colombia (39 percento) ed Ecuador (13 percento).

Solo di recente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha messo in guardia da questa nuova variante: si tratterebbe infatti di una mutazione potenzialmente resistente ai vaccini, segnala la stessa OMS in una comunicazione datata 1 settembre. Responsabile dell’ondata più letale della Colombia. I primi casi di questa variante Mu, in realtà, si sono registrati in Colombia già nel gennaio 2021. Ora è il ceppo virale predominante nel paese e ha causato l’ondata di infezioni più mortale fino ad oggi in Colombia, ha sottolineato giovedì scorso Marcela Mercado dell’autorità sanitaria locali. Nonostante l’incidenza di B.1.621 nel Paese sudamericano, secondo gli esperti, non si aspetta una super onda di Mu in Italia la cui quota globale è dello 0,1 percento.

Al momento, ancora una volta, è difficile stimare l’evoluzione di questo ceppo: “Per ora non è possibile valutare in modo definitivo il livello di pericolo”, ammette Steffen. Nei prossimi mesi e anni continueremo a sentir parlare di nuova varianti da tenere d’occhio, ma che hanno bisogno di tempo per essere testate in base alla loro pericolosità. Secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, insomma, osservare lo sviluppo delle varianti diventerà un lavoro di routine. Tuttavia al momento, inoltre, non ci sono indicazioni che Mu sta sostituendo Delta.

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