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Processo Concordia, Francesco Schettino attende la sentenza e piange in aula: “Quel giorno sono morto anch’io”

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Schettino depone al processo per il naufragio della Costa Concordia:
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sono in parte morto anche io

Dopo oltre 3 anni è giunto il momento della sentenza del Processo Concordia. Il principale imputato è Francesco Schettino, che rischia 26 anni di carcere. Era lui il capitano della Costa Concordia in quella maledetta notte tra il 13 e 14 gennaio 2012, quando una manovra a dir poco azzardata, il cosiddetto “inchino”, provocò la morte di 32 persone ed il ferimento di 157 passeggeri. Le accuse nei suoi confronti sono molto gravi: omicidio colposo, lesioni colpose, naufragio, false comunicazioni alle autorità marittime e abbandono della nave. Quest’ultima è la più pesante ed infamante per un uomo di mare come Schettino.

La sentenza è attesa entro l’11 febbraio, o al massimo verrà letta entro il 12 febbraio. Intanto Francesco Schettino ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni spontaneamente: “Quel giorno sono in parte morto anche io. Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime: cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo”. Durante la deposizione personale Schettino è poi esploso in un pianto dirotto.

Parole a favore di Schettino sono state spese anche dal suo avvocato, Domenico Pepe, nel corso dell’arringa finale della difesa: “La peggiore vittima di questa vicenda è quel signore che io difendo, Francesco Schettino, a cui si vuole infliggere un pena che sembra un ergastolo, perché questo è stato praticamente chiesto per quest’uomo. E’ possibile che non ci si renda conto che costui in questi tre anni ha subito di tutto, ha sofferto come nessun altro mortale. E’ stato mortificato, dileggiato, offeso, ingiuriato in udienza, perseguitato dalla stampa e dalle forze dell’ordine”.

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